di Antonietta Chiodo
Da bambina quando mi trovavo ad osservare le immagini al telegiornale mi chiedevo spesso se fossero state reali o meno, insomma, stavamo vivendo gli anni ottanta, gli anni della grande Hollywood e di E.T., pochi decenni dallo sbarco sulla luna e quelle scene impazzite forse erano il trucco di qualche fantasioso regista, pensai. Lo so, la morte, la fame e l’indifferenza sono troppo reali per poterle accettare ed io non riesco a comprendere perché ancora oggi un bambino debba morire di fame, mentre non riesco a capacitarmi del perché ad un altro i suoi genitori scelgano di spendere molti, troppi soldi solo per un paio di scarpine.
Mi domando quindi leggendo le statistiche, visionando i video e le fotografie di amici reporter e l’innumerevole materiale che internet ci propone se esista realmente la possibilità per noi comuni mortali di poter alleviare il dolore di un altro essere umano.
Grazie al Global Conflict Tracker, organizzazione che si presta al controllo dei conflitti mondiali e per le emergenze delle popolazioni coinvolte (Organizzazione che collabora con diverse associazioni tra cui l’ Ocha e le Nazioni Unite) per il monitoraggio quotidiano del danno, siamo in grado di tracciare una tabella mondiale dei conflitti che vede nell’anno 2022 ben 27 paesi assediati da una guerra e nessuno di essi in fase di miglioramento.
Un quarto dell’intera popolazione mondiale vive in aree colpite da conflitti. Alcuni dei luoghi più colpiti sono la regione del Tigray in Etiopia, il Sud Sudan, la Siria, lo Yemen e l’Afghanistan. Secondo le Nazioni Unite, l’anno scorso 84 milioni di persone sono state sfollate con la forza a causa di conflitti, violenze e violazioni dei diritti umani. Si stima che quest’anno almeno 274 milioni di persone avranno bisogno di assistenza umanitaria.
Secondo il rapporto delle Nazioni Unite in Yemen un bambino muore di fame ogni 10 minuti.
Martedì scorso l’ Ocha ha chiesto ufficialmente una minima parte dei 34 miliardi di dollari che potrebbero mettere fine alla morte per fame in Yemen, dove sono state addirittura pubblicate fotografie che ritraevano i bambini mordicchiarsi la carne delle proprie manine per potersi nutrire. Le ostilità hanno causato direttamente decine di migliaia di vittime civili; Nei primi cinque anni del conflitto sono state verificate 3.153 morti infantili e 5.660 bambini e nei primi nove mesi del 2020 sono state segnalate 1.500 vittime civili”.
Il principale funzionario umanitario delle Nazioni Unite in Yemen, Altaf Musani, il coordinatore umanitario ad interim per lo Yemen, ha dichiarato martedì che c’è stato un bombardamento di artiglieria nelle aree residenziali della città di Taizz, una violazione del diritto internazionale. Rapporti preliminari indicavano che due bambini erano stati uccisi, con altri tre bambini e quattro donne ferite.
Continuo a chiedermi, la nostra coscienza su questa scacchiera precisamente che posizione occupa?
Questo tipo di comunicazione a pioggia dei media su imminenti catastrofi a cui stiamo assistendo inermi oramai da anni è riuscita a far si che il dolore dell’altro sia qualcosa che sfiori leggermente le nostre giornate, confinando così la sensibilità di molti di noi nella nicchia dell’abitudine al dolore.
In una lista stilata nei giorni scorsi il Counsil Foreign Relation dichiara le seguenti zone di conflitto priorità per gli anni 2022- 2023. Queste contingenze sono dichiarate rischi di primo livello:
Una crisi umanitaria in peggioramento in Afghanistan causata da una grave carenza di cibo, dalla continua instabilità politica e dalla diminuzione dell’assistenza straniera, che ha portato a un esodo di massa di rifugiati.
- Crescenti sconvolgimenti politici e deterioramento della sicurezza pubblica ad Haiti , che portano a un peggioramento della crisi umanitaria e a un esodo di massa di rifugiati
- Crescente instabilità politica e disordini sociali in Libano , che portano al crollo delle istituzioni statali e all’aumento della violenza settaria
- Il continuo deterioramento delle condizioni sociali ed economiche in Venezuela , che porta a ulteriori conflitti politici e all’aumento dei deflussi migratori
Probabilità: moderata; Impatto: alto
- L’intensificarsi della pressione coercitiva della Cina nei confronti di Taiwan , portando a una grave crisi attraverso lo Stretto che coinvolge gli Stati Uniti e/o altri paesi della regione
- Uno scontro militare tra Iran e Israele sul programma nucleare iraniano e il continuo sostegno ai gruppi militanti nei paesi vicini
- Crescente concorrenza armata tra le organizzazioni criminali in Messico , con conseguente aumento delle vittime civili, crescente corruzione politica e aumento di rifugiati e richiedenti asilo
- La ripresa dei test di missili balistici a lungo raggio della Corea del Nord e/o lo sviluppo di armi nucleari, innescando una nuova crisi nella penisola coreana
- L’aumento dei combattimenti nell’Ucraina orientale o un importante scontro militare nelle aree contese, riaccendendo le accresciute tensioni con la Russia
- Un attacco informatico altamente dirompente all’infrastruttura critica degli Stati Uniti da parte di uno stato o di un gruppo supportato dallo stato