I bombardamenti, inizialmente concentrati a nord della Striscia di Gaza si sono spostati verso Rafah e ora stanno nuovamente reprimendo la popolazione che si era rifugiata temporaneamente a Khan Younes. Questa strategia obbliga i palestinesi a spingersi verso il mare, diventando prede ancora più facili dei bombardamenti israeliani. Esausti e affamati, senza possibilità di cura, sono condannati a un’agonia senza fine.
Il governo israeliano, dopo quasi nove mesi di fallimenti militari nonostante il supporto degli alleati, ha deciso di rendere sempre più fragile la condizione degli sfollati. Obbligandoli ad abbandonare i centri abitati distrutti, li trasforma in obiettivi facili per nuovi massacri.
Una settimana fa, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato ai media che l’escalation militare, pienamente supportata dagli Stati Uniti, avrebbe raso al suolo il Libano e punito Hezbollah per la loro intromissione nel conflitto israelo-palestinese. Questo avrebbe comportato il ritiro di parte delle truppe dalla Striscia di Gaza.
Per mesi, il governo israeliano ha impedito la pubblicazione di dati reali sui caduti nella Striscia di Gaza e nella Cisgiordania occupata. Non dovrebbe sorprenderci, considerando che i giornalisti sono da sempre bersagli privilegiati dai sionisti, non solo mediaticamente ma anche fisicamente.
Nell’ultima settimana, come confermato dai video della resistenza palestinese, almeno 100 militari dell’IDF sono stati gravemente feriti in scontri tra Rafah e Khan Younes. I civili, obbligati a spostarsi verso Rafah, dichiarata falsamente una zona sicura, si sono ritrovati in una trappola mortale. Media arabi confermano che nelle ultime 24 ore, 24 militari israeliani sono rimasti gravemente feriti, 23 dei quali nella Striscia di Gaza.
Inoltre, i media israeliani riportano che un soldato del 52° battaglione della 401a brigata è stato gravemente ferito in un’altra battaglia nel sud della Striscia di Gaza, e due soldati del battaglione 121 sono deceduti durante uno scontro con la resistenza nella zona di Netzarim. Contrariamente a quanto vogliono farci credere i media italiani, la resistenza palestinese ha il controllo del territorio contro la fanteria israeliana. Numerosi articoli senza prove fotografiche o video, ripubblicati dai giornalisti italiani, dichiarano che i militari israeliani hanno distrutto numerosi tunnel uccidendo i combattenti palestinesi. In realtà, come dimostrato quotidianamente dalla resistenza sui propri media, le case distrutte nell’enclave sono trasformate in trappole esplosive. Recentemente, a est di Rafah, i soldati israeliani sono entrati in una casa che è stata fatta saltare in aria, causando morti e feriti tra le loro fila.
I media israeliani hanno confermato che l’edificio a Rafah è crollato sui soldati israeliani, ferendone gravemente diversi. La resistenza ha anche preso di mira soldati e veicoli israeliani nel quartiere di Shujaiya, a est di Gaza City, con una raffica di colpi di mortaio.
Nelle ultime 48 ore, numerosi militari israeliani sono rimasti gravemente feriti anche in Cisgiordania. Il governo di Benjamin Netanyahu ha dovuto ammettere che dal 7 ottobre sono 4.032 i militari feriti, di cui circa 2.032 solo durante l’attacco della resistenza in territorio israeliano. Questo dimostra, con estrema evidenza, che il governo continua a mentire.
Dopo quasi nove mesi di genocidio in Palestina, la resistenza palestinese ha intensificato l’uso di imboscate e trappole contro l’IDF, specialmente nelle zone di Rafah e Shuja’iya. La brutalità di questa guerra e la resilienza della resistenza palestinese mettono a nudo l’ipocrisia delle politiche belliche israeliane e la complicità silenziosa degli alleati occidentali.