Palestina: incursione nella notte in Jenin, catturati gli ultimi due evasi da Galbou

di Antonietta Chiodo

Negli ultimi giorni la Palestina ha attratto l’opinione pubblica verso se grazie alla teatrale fuga di 6 prigionieri politici Khaled Mahajna, Yacoub Qadri, Zacaria el Zubeidi, Muhammad al Ardah, Iham Kamamji e Mundail Nafiyat evasi grazie all’uso di un cucchiaio con cui hanno scavato una galleria che li ha portati nelle prime ore della notte oltre le torri di controllo, dove un automobile li attendeva per la fuga dal carcere di alta sicurezza di Galbou situata a nord della valle del Giordano. Nelle ultime ore l’intelligence israeliano è riuscito a rintracciare ed arrestare gli ultimi due dei sei fuggitivi Iham Kamamji e Mundail Nafiyat, l’ incursione da parte dei servizi speciali israeliani è avvenuta all’una di notte ora italiana all’interno del campo profughi di Jenin, le varie fazioni palestinesi in campo si sono coalizzate contro l’incursione dell’ IDF, collaborando in pieno e scontrandosi per fortuna senza lasciare morti sul campo, solo alcuni feriti.

Fonti ufficiali palestinesi affermano che la coalizione fosse formata da Fatah, Hamas e Jihad islamica. la Joints Operation Room così denominato il gruppo militare messo in campo dalle forze israeiliane per la cattura venne utilizzata l’ultima volta nel 2002 che diede vita alla seconda Intifada. I crimini israeliani e la violazione dei diritti umani da parte di Israele è oramai conosciuta da decenni nei confronti del popolo palestinese e le dichiarazioni dei primi quattro prigionieri politici rilasciate ai media dai propri avvocati danno luce nuovamente su cosa questi uomini senza scrupoli ed etica siano in grado di fare, tra le prime dichiarazioni risultano torture gravissime inflitte già nelle prime ore dalla cattura: scariche elettriche su tutto il corpo, costole ed arti spezzati, gli uomini sono stati obbligati a restare nudi in una cella larga 2 metri per uno, senza cibo per tre giorni a cui è stato anche impedito di pregare e addirittura il divieto all’ablazione.

Nelle ore precedenti gli scontri il portavoce di Fatah Jamal Haweel dichiarò che se israele avesse usato il pugno duro sulla popolazione civile di Jenin l’IDF ne avrebbe pagato un prezzo molto alto. Il messaggio era diretto sopratutto nei confronti dell’autorità Palestinese chiedendo quindi sicurezza per le famiglie e i combattenti del campo di Jenin. Sono state ore buie per gli abitanti del campo che conoscono con antica memoria gli efferati crimi di Israele sopratutto nei confronti dei minori, il campo di Jenin è sempre stato tra i più mirati da parte dei servizi segreti israeliani a causa di un forte insediamento di simpatizzanti del partito islamico di Hamas, ancora di più in quest’ultimo periodo dopo la fuga di Zakaria el Zubeidi proveniente proprio dal campo profughi e supervisore per molti anni del Freedom Teathre dopo l’ uccisione di Juliano Mer Khamis, ebreo che si definiva ebreo e palestinese al cento per cento, uomo che denunciò pubblicamente per anni i crimini di Israele contro donne e bambini e le vergognose incursiuoni notturne all’interno delle case palestinesi.

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