Proteste contro l’Onu, dieci le vittime in Congo

di Matteo Fraschini Koffi

DAKAR, Senegal – Continua l’instabilità in una delle regioni più insicure della Repubblica democratica del Congo. Negli ultimi giorni sono infatti scoppiati scontri su vari fronti nel Nord Kivu, un territorio noto tanto per le sue risorse naturali quanto per i gruppi armati che terrorizzano la popolazione. Dopo oltre vent’anni, la missione Onu nel Paese (Monusco) non ha saputo ripristinare la sicurezza. «Sono stati almeno dieci i morti durante le proteste contro la Monusco», ha dichiarato ieri Carly Nzanzu Kasivita, governatore del Nord Kivu.

«Altre 20 persone sono rimaste ferite dopo che i manifestanti si sono scontrati domenica e lunedì con le forze dell’ordine. Quindi – ha concluso Kasivita – stiamo cercando di gestire la situazione ». Centinaia di persone hanno eretto barricate e bruciato pneumatici nelle località di Goma, Beni e Butembo. Sono stati distrutti negozi e abitazioni. «Le Nazioni Unite stanno fallendo miseramente – urlavano i manifestanti –, siete complici del nemico».

La Monusco è stata accusata più volte in passato di non riuscire a rispettare il proprio mandato: «Appoggiare le autorità nel ripristinare la stabilità e proteggere i civili». Inoltre, i soldati dell’Onu sono rimasti coinvolti in scandali legati al traffico di materie prime controllato in gran parte dai circa 100 gruppi ribelli che occupano il territorio. Negli ultimi mesi, infatti, le violenze sono aumentate. A febbraio hanno anche colpito l’ex ambasciatore italiano, Luca Attanasio, il carabiniere che lo accompagnava, Vittorio Iacovacci, e Mustapha Milambo, un autista congolese del Programma alimentare mondiale (Pam/Wfp), tutti e tre uccisi a una ventina di chilometri da Goma.

«Negli ultimi mesi sono cresciuti gli attacchi delle Forze democratiche alleate (Adf), affiliate al Daesh – affermano gli esperti –. Le loro operazioni hanno provocato la morte di 200 persone e costretto alla fuga circa 40mila persone». Almeno due militanti delle Adf sono rimasti invece uccisi ieri in scontri con i militari congolesi nel villaggio di Masambo. Dal Palazzo di Vetro a New York, l’Onu ha aggiunto che a causa della pandemia di coronavirus, sono anche «aumentate le violenze di genere» usate in Congo «come arma da guerra».

/ 5
Grazie per aver votato!