L’Egitto mette in allerta la zona del Sinai e gli USA ancora non confermano l’appoggio per invadere Rafah

Mentre in Medio Oriente si cerca fortemente una tregua gli Stati Uniti si oppongono fermamente alla anche minima possibilità dell’adesione della Palestina alle Nazioni Unite, l’Algeria non si fermerà e il voto potrebbe già essere presentato domani, venerdì 18 aprile 2024 e a quanto pare saranno 11 le nazioni che voteranno a favore.

Di Antonietta Chiodo

Numerosi media israeliani ed occidentali hanno in queste ore rilanciato la notizia di un imminente invasione a Rafah, sembrerebbe apprezzata dagli USA, in cambio della mancata risposta nei confronti dell’Iran. La realtà è leggermente diversa considerando che le fonti israeliane citate in merito a questa comunicazione pare siano anonime, gli Stati Uniti ad ora non hanno confermato ancora ufficialmente l’appoggio di un eventuale invasione di Rafah mentre gli USA dichiarano che il piano israeliano presentato nelle scorse ore rappresenti un eventuale sfollamento della popolazione.

Nel frattempo l’Egitto ha diramato lo stato di allerta nel nord del Sinai, mentre un eventuale invasione nella zona di Rafah in queste ore è stata confermata dal canale ebraico Channel News 12. Gran parte degli analisti e pseudo analisti occidentali in tema di Medio Oriente cercano riciclandosi attraverso visioni intente a psicoanalizzare l’intervento “giustificato” dell’Iran contro Israele, l’ONU presto si riunirà per riconoscere l’adesione dello stato palestinese dopo 75 anni di massacri, deportazioni, stupri, esecuzioni e rappresaglie.

Nei giorni scorsi l’ennesimo accordo sulla liberazione dei prigionieri è saltato, dopo l’offerta di Hamas in cui veniva proposta la possibilità di scambiare per ogni prigioniero militare donna 50 prigionieri detenuti nelle carceri israeliane, tra cui donne e bambini. In quest’ultima settimana l’IDF ha intensificato i massacri sulla Striscia di Gaza, soprattutto nelle zone che comprendono il campo di Nuseirat sino a Deir-al Balah nel centro della Striscia dopo il ritiro da Beit Hanun al nord. Mentre i militari seminano sul loro cammino morti di qualsiasi età nella totale violazione del diritto internazionale che oramai è evidente sia un semplice cavillo, l’avvicinarsi alla città di Rafah al confine con l’Egitto è imminente, per gli Stati Uniti i massacri che coinvolgono la popolazione da più di 190 giorni è oramai evidente non abbiano alcun peso. Il disegno degli Stati Uniti è più ampio di ciò che si possa immaginare comprendendo un porto per il controllo del Mediterraneo orientale, le riserve di gas naturale, la distruzione dell’Iran dopo avere ovviamente posseduto la Palestina ed il controllo del canale di Suez. Serve un agnello sacrificale e sacrificabile per una comunità internazionale che sino ad oggi non ha dimostrato la forza e la volontà diplomatica per fermare la valanga a stelle e strisce. La diplomazia attraverso comunicazioni ufficiali dichiara che in realtà una tregua non è lontana, ci sono degli inciampi, come definito dal primo ministro del Qatar Sheik, Mohammed bin Abdul Rahman al Thani assertendo che:

“Ci sono tentativi per superare gli ostacoli, noi non ci fermiamo”

Mentre in Medio Oriente si cerca fortemente una tregua gli Stati Uniti si oppongono fermamente alla anche minima possibilità dell’adesione della Palestina alle Nazioni Unite, l’Algeria non si fermerà ma il voto potrebbe essere annullato a causa dell’astensionismo quasi certo degli Stati Uniti.

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