Africa, massacro di bambini a Kumba. Cordoglio del Papa

«Lavoriamo in condizioni molto delicate dove è difficile avere accesso a gran parte della popolazione – spiega Alberto Jodra Marcos, coordinatore emergenza di Medici senza frontiere (Msf) nella regione sud-ovest –. Inoltre, soffriamo di una mancanza di personale medico qualificato in un contesto già caratterizzato da un fragile sistema sanitario».

di Matteo Fraschini Koffi

Matteo Fraschini Koffi conosce l’Africa e conosce anche l’ Occidente e le tragedie che questi territori portano dentro se e nella propria storia. Un inutile gesto assurdo, dettato da un massacro perpetrato su bambini innocenti e inermi che non potranno mai essere giustificati ne politicamente ne umanamente.

DAKAR, Senegal – «Mi unisco al dolore delle famiglie dei giovani studenti barbaramente uccisi sabato a Kumba, in Camerun. Provo grande sconcerto per un atto tanto crudele e insensato che ha strappato alla vita i piccoli innocenti mentre seguivano le lezioni a scuola. Che Dio illumini i cuori perché gesti simili non siano mai più ripetuti».

Le parole di ieri di papa Francesco hanno riportato a uno dei più gravi attacchi nelle due regioni anglofone del Camerun da quando è iniziata la ribellione nel 2017. Un conflitto che continua lontano dai riflettori della comunità internazionale. «Chiunque sia il mandante di tale crimine che ha colpito per la prima volta dei bambini in questo modo – sostiene gran parte della stampa camerunese – è riuscito ad attirare l’attenzione del mondo su una guerra dimenticata da tempo».

L’attacco di sabato a Kumba, una cittadina della regione sud-occidentale del Paese, non ha precedenti. Un gruppo di uomini armati ha fatto irruzione in una classe uccidendo a colpi di arma da fuoco e machete sette alunni. Nessuno ha ancora rivendicato l’aggressione. Alcuni puntano il dito contro i separatisti anglofoni, altri contro le autorità, mentre c’è chi non esclude un attentato di stile jihadista ispirato agli islamisti nigeriani di Boko Haram che minacciano tuttora il remoto nord del Camerun. «Siamo rimasti tutti scioccati dall’efferatezza di questo attacco – afferma ad Avvenire dalla capitale camerunese, Yaounde, Lillo Messina, operatore umanitario dell’organizzazione non governativa, Arcs –. Da tempo c’è un regolare flusso di migliaia di sfollati che fuggono dalle regioni anglofone per trovare sicurezza in Nigeria o nel centro del Paese». Le regioni sud-occidentale e nord-occidentale, ricche di risorse naturali e più affini alla Nigeria anglofona che al Camerun francofono, desiderano da decenni una maggiore autonomia. Per sedare la ribellione, l’esercito camerunese è stato accusato di aver ucciso diversi leader separatisti e centinaia di civili.

«Lavoriamo in condizioni molto delicate dove è difficile avere accesso a gran parte della popolazione – spiega Alberto Jodra Marcos, coordinatore emergenza di Medici senza frontiere (Msf) nella regione sud-ovest –. Inoltre, soffriamo di una mancanza di personale medico qualificato in un contesto già caratterizzato da un fragile sistema sanitario».

Credito immagine di copertina by Matteo Fraschini Koffi

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