Da Londra Patrizia ci racconta cosa accade tra cinismo e panico

di Patrizia Cecconi

Londra 15 marzo 2020
 
Mentre in Italia ha regnato il caos di ordini e contrordini fino ad arrivare ad una sorta di stato di polizia ben accolto dalla maggioranza dei cittadini che lo hanno visto come premura per la loro salute da parte di un governo improvvisamente santificato, nella perfida Albione le cose sono andate diversamente.

Stando qui più o meno da quando il virus ha fatto la sua comparsa “di massa”, ho potuto notare le incredibili differenze col mio Paese: mentre in Italia il panico senza freni ha infettato la maggioranza della popolazione grazie al lavoro sporco fatto dai media mainstream che inizialmente spingevano all’intolleranza verso la Cina – come fosse colpevole invece che a sua volta vittima del virus – in Gran Bretagna vigeva la più assoluta negligenza, accompagnata anche da una certa cafonaggine diffusa rappresentata da coughing people che ti tossisce in faccia senza neanche girare la testa o coprirsi la bocca.

Nessuna attenzione pur sapendo del coronavirus, infatti i voli da e per l’Italia sono stati bloccati; una ragazza italiana è stata maltrattata in metro dopo essere stata derisa per la sua mascherina, fino a tre giorni fa ancora una rarità; un ragazzo cinese è stato picchiato in una delle vie più votate all’assembramento consumistico qual è Oxford Street; una scuola italiana è stata chiusa “perché frequentata da ‘infettanti’ studenti italiani” anche se poi riaperta grazie all’intervento della nostra ambasciata pena una rogna diplomatica!
Insomma la più totale contraddizione, neanche percepita grazie alla presenza di un capro espiatorio, o magari più d’uno come in questo caso.
Poi, tre giorni fa, l’incontinenza verbale “borisiana” ha rovesciato tutto. Appena si è diffuso il cinico comunicato del premier alla popolazione si è avuta la svolta.
 Cos’ha detto realmente Boris (qui viene chiamato per nome al contrario di altri politici) nella conferenza stampa del 12 marzo? Ha detto che il virus farà il suo corso e che i sudditi di sua maestà (che intanto si è dignitosamente allontanata da Londra col principe consorte perché non si sa mai!) devono abituarsi all’idea di perdere molti loro cari. Così, con naturalezza, come dire che quest’estate non si mangeranno ghiaccioli ma solo cremini.

A questa dichiarazione ha fatto eco il suo consigliere Patrick Vallace aggiungendo che si punta ad arrivare a quella che viene definita “l’immunità di gregge” e che si potrà avere dopo il raggiungimento del contagio del 60% della popolazione. Il costo in vite umane non viene considerato e non c’è motivo di ritenere che il tutto sia deciso in nome del supremo valore della libertà del cittadino né tanto meno per sottovalutazione della pericolosità dell’infezione virale.

Ma per la stampa quella dichiarazione è stata un ghiotto boccone e tutti i quotidiani hanno messo in prima pagina, anche con scopi diversi, la cinica affermazione del premier oscurando completamente il discorso del cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, che prometteva assistenza e, complessivamente, 30 miliardi per fronteggiare i danni attuali e futuri del coronavirus.
 I laburisti hanno evidenziato alcune importanti falle nel suo discorso, ma gli opinion maker non hanno dato troppo rilievo né al discorso di Sunak, né alle critiche dei laburisti, perché l’effetto della dichiarazione di Boris non poteva rischiare di perdersi in ragionamenti politici, ma doveva entrare a fondo nell’emotività che fa audience e incanala i comportamenti sociali.

Sono fiorite ipotesi diverse sul perché di una dichiarazione tanto efferata, ma sono tutte ipotesi a corollario, l’effetto che doveva esserci c’è stato: l’aplomb britannico ha lasciato il posto all’assalto ai supermercati esattamente come nel nostro Paese, meno algido e più sanguigno, a dimostrazione del fatto che se il grido lanciato è quello giusto le reazioni umane non si differenziano più di tanto. I primi generi spariti sia nei supermarket più popolari, come Coop, Sainsbury’s o Tesco, che in quelli d’élite come Waitrose e M&S, sono stati la carta igienica e i suoi possibili surrogati dopo che gli scaffali della toilet tissue si erano svuotati; poi i disinfettanti come cloro e alcol – l’amuchina era già scomparsa – e tra i cibi sono scomparsi subito le verdure e le uova. Poi, gradualmente, con gioia dei supermercati, gli scaffali sono andati svuotandosi anche degli altri generi alimentari dalla carne ai biscotti, ai legumi, lasciando parzialmente forniti solo gli scaffali di vini e di latte.

Il cinismo di Boris si è però scontrato col mondo dello sport: dopo che l’allenatore dell’Arsenal, Mikel Arteta, è risultato positivo, dopo che un calciatore quale Rooney ha dichiarato che stanno trattando i calciatori come cavie, tutto il mondo dello sport inglese ha deciso di fermarsi. A questo punto le stesse persone che fino a tre giorni fa irridevano le pochissime mascherine incontrate lungo la strada, si sono allarmate e hanno lanciato una petizione che in un paio di giorni ha raccolto quasi 250.000 firme per chiedere che in GB vengano attuate le stesse procedure applicate in Italia: chiudere tutto, dai locali, agli uffici, alle scuole e consentire di uscire di casa esclusivamente per lavoro (a questo punto quale?) ed emergenze.
 L’Italia, insomma, sta diventando, forse a causa delle dichiarazioni sbagliate di Boris – imitatore fuori tempo del Churchill di “lacrime e sangue” – un esempio di richiesta di autolimitazione delle libertà fin oltre i limiti della ragionevolezza e della Costituzione.

Chissà cosa avrà da dire ora quel bell’omuncolo a metà tra il manichino e il conduttore televisivo di “Embarrassing bodies”, il dr. Christian Jessen che ha insultato gli italiani affermando che “stanno usando il coronavirus come scusa per una lunga siesta e con una stupida bonomia si è scusato se le sue parole potevano “sembrare un po’ razziste” ma che si sa, “gli italiani usano tutte le scuse per chiudere tutto e smettere di lavorare per avere una lunga siesta”.

Questo gentleman del razzismo faceva le sue affermazioni mentre in Italia “per con” coronavirus erano già morte più di mille persone. Ed ora, ora che i quotidiani a distribuzione libera con i quali collabora (Evening Standard, Daily Mail ecc) fanno titoli allarmanti e terrificanti perché il virus ha scavalcato la Manica, cosa dirà il dr. Jessen che si era dichiarato d’accordo con Boris Johnson? Cambierà posizione, esattamente come sarà costretto a fare il suo ispiratoreper non perdere i suoi consensi?

Su una cosa Jessen però ha sicuramente ragione e i fatti lo dimostrano: “quest’epidemia è vissuta più nella stampa che nella realtà”, ma nel senso che la stampa è riuscita a creare quel panico irrazionale che ha spinto i cittadini inglesi, in coda a quelli italiani, a invocare misure contenitive che molti di noi, italiani che non cercano scuse per una lunga siesta, vedono con timore, temendo che passata l’emergenza – quella vera del vero virus – quelle misure divengano definitive. Temendo che i reati penali per futili motivi divengano devastanti modifiche dell’art. 17 della Costituzione. O che s’invochi un incostituzionale dirigismo governativo e lo si acclami, quale moderno dictator, in nome di una qualche emergenza che può sempre spuntare da qualche parte.
 Per evitare che tutto questo accada è necessario tener presente che la Ragione non può essere sacrificata né al panico indotto ne’ alla risposta goliardica e irresponsabile o addirittura cinica, e sprezzante delle “vite di minor valore”. I media ci hanno ingannato o hanno provato a farlo e in Italia alla fine la risposta generalizzata è stata “amiamo il governo che ci punisce per il nostro bene” e gli perdoniamo i pasticci e le contraddizioni.
 In Gran Bretagna stanno chiedendo addirittura di più. Come riportato dal The Times, si chiede alla polizia di arrestare le vittime del virus e di mantenere lo stato di emergenza per DUE ANNI, con possibilità di arrestare individui, bloccare veicoli, treni, aerei… in nome del coronavirus!

In Italia, al momento, il popolo sotto assedio sta mostrando creatività e una sorta di allegria resiliente che sembra stia estraendo – se non è pura retorica di momento – un’umanità solidale che potrebbe essere un buon lascito di questo brutto periodo. Nel Regno unito sapranno fare altrettanto? Lo vedremo nei prossimi giorni. Per ora sta vincendo il panico, arrivato grazie a un errore comunicativo di Boris prontamente rilanciato dai media della perfida Albione.

Le parole hanno un potere magico, nel bene e nel male, e le parole di un politico, nell’uso dei media, possono produrre quello che i fisici chiamano “effetto farfalla”. Sarà il popolo a pagarne le conseguenze. Ma i conti si faranno alla fine dell’epidemia. Quando tutto sarà più chiaro.

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