di Antonietta Chiodo
L’atroce testimonianza di Rond ci racconta ciò che è avvenuto all’interno di un’ abitazione nel quartiere di Al-Rimal al centro di Gaza City, dopo avere fatto irruzione in alcune abitazioni palestinesi i soldati dell’ IDF hanno legato uomini, donne ed anche bambini alle sedie, hanno diviso le persone in piccoli gruppi suddivisi su tre piani preparandoli alla morte. Rond racconta che le persone vennero torturate ed interrogate per diverse ore, minori compresi. La deposizione confermata dalle organizzazioni per i diritti umani e dagli esperti ONU narra un evento assolutamente devastante, un bambino di tredici anni gridò parole di odio ad un militare israeliano conoscitore della lingua araba, il militare con aria sorridente rispose al piccolo:
“ Non preoccuparti, tra poco ti riscalderai”
Fu allora che iniziarono a distruggere i tubi del gas e poco dopo appiccarono l’incendio bruciando vive così tutte le persone all’interno del palazzo.
Le abitazioni circostanti vennero accerchiate dai carri armati in modo che non potessero uscire, la donna nella sua testimonianza aggiunge:
“Per quattro giorni mio marito è rimasto vicino alla finestra, piangendo per i suoi genitori, impossibilitato a raggiungerli, ha gridato ininterrottamente scusandosi con loro per non avergli potuto offrire una degna sepoltura.”
Il marito di Rond è ancora oggi sotto shock.
L’associazione per i diritti umani Euro-Med Human Rights Monitor con sede a Ginevra che funge da osservatorio contro i crimini di guerra israeliani, conferma le dichiarazioni dell’ONU in cui si evidenzia una vera e propria rappresaglia nei confronti soprattutto di donne e bambini. Mentre la maggior parte degli uomini attraverso testimonianze video e fotografie vengono deportati sia nel deserto del Negev che nelle carceri israeliane, è stato inoltre appurato in questi mesi di genocidio contro la popolazione palestinese che i militari israeliani prendano spesso di mira le donne e i bambini raggruppandoli in strada dopo averli rapiti dai loro rifugi o dalle loro abitazioni, mettendo in atto vere e proprie esecuzioni fucilandoli senza alcuna pietà.
“Siamo particolarmente addolorati dalle notizie secondo cui le donne e le ragazze palestinesi in detenzione amministrativa siano state anche sottoposte a molteplici forme di violenza sessuale, come essere state denudate e perquisite da ufficiali maschi dell’esercito israeliano. Nel loro insieme, questi presunti atti potrebbero costituire gravi violazioni dei diritti umani internazionali e del diritto umanitario e costituire gravi crimini ai sensi del diritto penale internazionale che potrebbero essere perseguiti ai sensi dello Statuto di Roma.” concludono gli esperti.
Le testimonianze riportate all’interno di questo articolo sono in realtà una minima parte di quelle invece costituite nei fascicoli delle Nazioni Unite, che probabilmente andranno ad arricchire la documentazione già in possesso dei legali sudafricani. Inoltre è importante comprendere che se la sentenza della Corte Internazionale condannerà lo stato di Israele per crimini contro l’umanità, genocidio e crimini di guerra verrà aperto un conseguente processo presso il Tribunale Penale Internazionale, condannando così i singoli attori sia delle stragi, degli stupri e delle torture.
L’organizzazione per i diritti umani Euro-Med ha lanciato infatti un appello chiedendo che queste prove ulteriori vengano inserite nei fascicoli depositati presso la Corte Internazionale di Giustizia.
Le prime esecuzioni confermate sulla striscia di Gaza avvennero tra il 20 ed il 23 dicembre nella zona di Al-Jalaa Street dove i militari assaltarono un edificio pieno di donne e bambini, inseguendoli nelle stanze per poi giustiziarli.
Tra le testimonianze più importanti confermate dalle Nazioni Unite è quella di Israa Anan che denuncia una storia paragonabile al peggior film dell’orrore a cui potremmo assistere. Nel suo racconto la ragazza sopravvissuta al massacro riferisce inoltre che dopo le esecuzioni di donne e bambini, vennero saccheggiati oro e denaro nascosti nelle abitazioni, svuotando anche le tasche delle persone martirizzate, alcuni sopravvissuti vennero liberati per vedere bruciate le proprie abitazioni, o quel che restava di esse:
“Hanno arrestato mio padre, mia madre, mio fratello e i miei parenti davanti ai nostri occhi e li hanno giustiziati. Dopo averli uccisi, hanno radunato tutte le donne che erano rimaste in una stanza e hanno lanciato proiettili dai carri armati contro di noi finché due di noi furono martirizzati e tutti noi rimanemmo ferite”.
Continuarono così per molte ore le esecuzioni a danno di persone paralizzate ed anziani, i militari obbligarono i ragazzi più giovani a percorrere insieme a persone disabili una strada completamente distrutta ed inagibile che si trovarono costretti a trascinarli con le sedie a rotelle, per i bambini era impossibile ovviamente riuscire ad avanzare per il troppo peso da trasportare. Così restarono al freddo per ventiquattro ore senza acqua e cibo, sino a quando i soldati decisero di sparare a tutto il gruppo di infermi proprio in mezzo a quella strada lastricata di macerie.
Sono numerosi i rapporti stilati dai relatori speciali delle Nazioni Unite in merito ai crimini commessi dai militari israeliani a danno della popolazione civile, mentre Defence for Children e Euro-Med Human Rights Monitor in questi mesi hanno stilato altri rapporti colmi di testimonianze strazianti, confermandone l’attendibilità grazie al lavoro di numerosi professionisti. Le organizzazioni umanitarie palestinesi hanno ufficialmente fatto richiesta per la creazione di un team legale che possa entrare nella Striscia di Gaza e che la comunità internazionale faccia pressione su Israele perché questo avvenga. Questa richiesta prevede inoltre che Israele dichiari dove si trovino oggi i bambini e tutte le persone rapite sulla Striscia per poter così creare un censimento reale.