Zelensky cerca alleati nell’Africa di Putin Ma lo zar mette paura

Il presidente ucraino ha dei progetti irrealistici che non hanno alcun impatto importante in Africa

di Matteo Fraschini Koffi

LOME, Togo – «Avete la mia solidarietà. So che avete perso oltre 10mila vite umane, numerose infrastrutture sono state distrutte e la guerra ha provocato lo sfollamento di oltre 12 milioni di persone.

Ma vi incoraggio nuovamente a tornare al dialogo diretto con la Russia e, con umiltà, cercare una soluzione diversa dalla guerra». Sono state queste le parole del presidente del Mozambico, Filipe Nyusi, durante i 30 minuti di telefonata con il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. La conversazione, che si è tenuta giovedì, si è concentrata sulla crisi tra Ucraina e Russia e il continuo desiderio del leader ucraino di aver l’opportunità di parlare davanti all’Unione Africana.

L’ultimo tentativo via teleconferenza era andato molto male: su un potenziale di oltre 50 presidente africani, il 20 giugno ne erano presenti solo quattro, uno dei quali era il senegalese Macky Sall, presidente di turno anche dell’Unione Africana (Ua) e che, come leader senegalese, aveva ordinato al suo Paese di astenersi dal votare alle risoluzioni Onu legate alla guerra in corso. La pressione esercitata da Mosca in vari modi sui Paesi africani resta notevole. I militari russi, attraverso la società Wagner, hanno assunto il ruolo di guardia presidenziale in Centrafrica, combattono a fianco dell’esercito maliano contro i jihadisti proteggendo anche la giunta militare al potere, assicurano armi a vari Stati tra cui il Mozambico, e stanno investendo nelle miniere in Burundi. Alcune di queste imprese vanno di pari passo con gli interessi che la Cina dimostra da decenni verso l’Africa.

«Zelensky sta cercando di corteggiare vari Stati africani che potrebbero essergli utili nel Consiglio di sicurezza dell’Onu – affermano gli esperti –. L’Africa non sembra però molto interessata a quello che il presidente ucraino ha da dire a meno che non si tratti delle importazioni di cereali». Nonostante le sofferenze ucraine siano al centro dell’attenzione mediatica di gran parte della comunità internazionale, le crisi africane spesso persistono da decenni senza attirare lo stesso interesse da parte dell’Occidente. Dal Sudan alla Repubblica democratica del Congo (Rdc), dal Mali al Burkina Faso, le violenze, gli attacchi jihadisti e i colpi di Stato continuano senza sosta lontani dai riflettori. «L’influenza russa in Africa è in netta crescita», afferma Eero Kristjan Sild, ricercatore presso l’International centre for defence and security (Icds), un think-tank specializzato in politica estera. «La Russia è stata capace di sfruttare il sentimento anti-coloniale, l’instabilità regionale e una generale delusione rispetto all’occidente. Mosca – continua Sild – sta instaurando una nuova partnership con i leader africani».

Dalle bandiere russe sventolate nelle piazze di alcune capitali africane a una statua eretta nella capitale centrafricana, Bangui, per elogiare i soldati russi nel Paese, il presidente russo, Vladimir Putin, è deciso a puntare sempre di più sui legami che ha con il Continente nero. Per esempio, tra i grandi progetti energetici in vista, Mosca ha dimostrato il suo interesse nel finanziare, insieme ad altri attori, il gasdotto dalla Nigeria al Marocco. «L’Unione Europea sta rivalutando le potenziali risorse di gas africano da quan- do è iniziato il conflitto in Ucraina – spiegano gli analisti –. A causa delle sanzioni contro la Russia, anche Mosca sta spingendo per un maggior ruolo nel settore energetico in Paesi come Senegal, Nigeria, Angola e Ciad». La relativa neutralità africana rispetto alla guerra in Ucraina non sembra mutare. Dietro le quinte, diversi leader africani stanno anche facendo pressione sull’Ue affinché alleggerisca alcune sanzioni finanziarie che stanno danneggiando i legami commerciali tra Russia e il Continente africano. Da tempo, invece, i messaggi di Zelensky all’Ua suscitano sempre meno interesse. «Il presidente ucraino ha dei progetti irrealistici che non hanno alcun impatto importante in Africa – ha ammesso un diplomatico africano al quotidiano francese Le Monde –. La nostra priorità è ottenere del cibo per le nostre crisi».

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